21 marzo 2023

Certificazioni ESG e Investimenti Sostenibili: Criteri di Adozione e Prospettive di Crescita

Gli investimenti ESG sono in costante crescita perché c'è più fiducia nella finanza sostenibile, ma anche perché i fattori ambientali, sociali e di governance stanno diventando un obbligo in molte aree del mondo: in Europa tra il 2018 e il 2019 il numero di fondi ESG, cioè che hanno una certificazione ESG (environmental, social e governance) è raddoppiato, passando da 414 a 806, con masse gestite per 302 miliardi euro, pari al 65% di tutti i capitali gestiti da fondi di investimento definiti sostenibili scambiati sui mercati europei (dati forniti da Novethic).

La crescita dei fondi di investimento sostenibili con certificazione ESG è dovuta alla necessità dell'adozione dei criteri environmental, social e governance per rispettare gli obblighi fiduciari e le normative imposte dagli organi di vigilanza, ma anche in modo più pragmatico dalla gestione dei rischi in portafoglio.

Numeri in crescita ma che sono ancora piccoli rispetto al patrimonio dei fondi socialmente responsabili globalmente intesi, tuttavia l'impressione è che la strada dello sviluppo sia tracciata e che nell'ambito della finanza sostenibile valga la pena provare a capire come funzionano le etichette ESG e come possono aiutare gli investimenti green.

Come funzionano le certificazioni ESG

La normativa europea non ha ancora prodotto un'etichetta comune per tutti i Paesi: ad oggi sono 8 diverse ESG labels, le etichette di finanza sostenibile pensate per garantire il rispetto dei criteri environmental, social e governance da parte delle aziende le cui attività rientrano nell'asset allocation dei fondi di investimento, e utilizzate come punti di riferimento da professionisti dell'investimento responsabile.

Va inoltre menzionata la certificazione ISO 37001, che serve a garantire l'utilizzo di pratiche e sistemi anticorruzione da parte di aziende e organizzazioni di ogni dimensione nel settore privato, pubblico e no profit. La certificazione anticorruzione è riconosciuta a livello internazionale e sempre più spesso si affianca alle etichette ESG per definire la qualità nella gestione aziendale.

Al link https://www.sistemieconsulenze.it/certificazione-iso-37001/ segnaliamo una utile guida sulla certificazione ISO 37001, che ad esempio è stata ottenuta da BancoPosta Fondi SGR, la società di risparmio gestito di Poste Italiane nel cui statuto è dichiarato l'impegno a un'attività di gestione responsabile e sostenibile.

Due criteri per ricevere l'etichetta ESG

Per ottenere l'etichetta ESG un fondo di investimento deve rispettare due criteri principali: l'inclusione e l'esclusione.

Il criterio di inclusione si basa sul concetto di "best in class" della categoria, ovvero le aziende che si distinguono per il loro impegno in materia di responsabilità sociale, ambientale e di governance. Queste aziende vengono selezionate per essere incluse nel portafoglio di investimento poiché si ritiene che siano più in linea con i principi della finanza sostenibile e offrano migliori opportunità di rendimento a lungo termine.

Il criterio di esclusione, invece, prevede l'eliminazione dal portafoglio di aziende che operano in settori considerati poco sostenibili o poco etici, come ad esempio l'industria del tabacco o delle armi. In questo modo si mira a ridurre l'impatto negativo delle attività economiche sull'ambiente e sulla società e a promuovere l'adozione di pratiche aziendali più sostenibili e responsabili.

Esistono due tipologie principali di etichette ESG e la prima si riferisce ai fondi sostenibili, cioè che adottano criteri ambientali, sociali e di governance nella gestione dei portafogli. Questi fondi di investimento cercano di selezionare le aziende più virtuose per investire in modo sostenibile e responsabile al fine di promuovere l'adozione di pratiche aziendali più sostenibili e di incentivare il miglioramento delle performance ambientali, sociali e di governance delle aziende.

La seconda tipologia di etichette ESG è più specifica e riguarda i fondi green, che investono in progetti specifici e tematiche ambientali o climatiche, come ad esempio le energie rinnovabili o la mobilità sostenibile. Questi fondi cercano di investire in progetti che hanno un impatto positivo sull'ambiente, promuovendo allo stesso tempo lo sviluppo di tecnologie e soluzioni innovative in questo settore.

Chi rilascia le etichette ESG

Anche se dal 1 gennaio 2023 è in vigore la direttiva UE 2464/2022 "Corporate Sustainability Reporting Standard Directive", la nuova normativa europea in materia certificazioni ESG che amplia la responsabilità delle imprese in tema di economia sostenibile, al momento non c'è un unico fornitore di etichette ESG, che sono state introdotte da associazioni e organizzazioni specializzate in investimenti responsabili, etichettatura ambientale e così via.

Ad esempio in Lussemburgo c'è l'etichetta LuxFLAG, in Belgio l'etichetta Towards Sustainability rilasciata dal Forum Ethibel e università, nei paesi scandinavi il marchio Nordic Swan Ecolabel. In Francia ci sono le etichette ESG pubbliche create dal governo, una per gli investimenti socialmente responsabili e l'altra per i fondi green nel settore ecologico e della transizione energetica.

In Italia si segnalano in particolar modo il protocollo ITACA dell'Istituto per l'Innovazione e la Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale, e CasaClima nel settore degli edifici energeticamente efficienti e sostenibili.

Ognuna di queste etichette ESG ha specifici criteri di valutazione e selezione dei prodotti finanziari, garantendo un maggiore livello di trasparenza e chiarezza per gli investitori interessati ad investire in prodotti sostenibili.

C'è poi da segnalare a livello europeo l'Ecolabel UE, il marchio di qualità ecologica istituito nel 1992 che identifica i prodotti e i servizi che hanno un ridotto impatto ambientale durante l'intero ciclo di vita. I criteri per l'ottenimento del marchio Ecolabel, definiti scientificamente e in Italia verificati dal Comitato Ecolabel Ecoaudit, riguardano l'uso dell'energia, dell'acqua, delle sostanze chimiche e la produzione di rifiuti, nonché la funzionalità del prodotto e la qualità delle sue prestazioni.

L'Ecolabel UE è valido in tutti i paesi dell'Unione Europea e in quelli dello Spazio Economico Europeo, ma purtroppo secondo i più recenti dati dell'ESMA (European Securities and Markets Authority), su 3000 fondi ESG solo 16 soddisfano la soglia del 50% di ecologicità del portafoglio e i criteri di esclusione richiesti da Ecolabel.

Conviene investire in fondi ESG?

Ma veniamo al nocciolo della questione per chi vuole investire: conviene investire in fondi con certificazione ESG? Certamente i fondi con etichetta ESG possono offrire rassicurazioni sulla qualità dei processi, considerando l'audit svolto da terze parti. Anche se, evidentemente, non può essere un elemento sufficiente per dire se si tratta di un investimento sicuro e redditizio.

Ma è chiaro che il settore è in una fase di forte sviluppo in tutto il mondo e le novità sono all'ordine del giorno. Ad esempio l'estensione dell'Ecolabel al mercato finanziario è quello che si definisce un "game changer": il bollino verde per fondi di investimento e ETF, applicato nell'ambito del programma Action Plan for Sustainable Finance, ha lo scopo di rendere immediatamente definibile gli strumenti finanziari a un certo tipo di investitori, a livello internazionale e senza distinzioni, cosa che può dare un chiaro vantaggio strategico.

Inoltre sta diventando probabile che il 70% dell'asset allocation dei portafogli obbligazionari dovrà essere costituito da green bond che utilizzano standard europei, e che la stessa sorte – probabilmente con proporzioni diverse – toccherà alle azioni.

crescita fndi esg e green bond
Importo e attività in gestione di strumenti finanziari sostenibili in Area Euro (migliaia di miliardi di EUR, da dicembre 2015 a giugno 2021)
Fonte: Bloomberg e BCE

Fattori che favoriscono i criteri ESG e la finanza sostenibile

State Street Global Advisors, la divisione di asset management di State Street Corporation, ha pubblicato a novembre 2019 un'interessante ricerca che ha come tema le determinanti che spingono o rallentano l'adozione dei criteri ESG, come emerse da un sondaggio che ha coinvolto 300 investitori istituzionali a livello globale. Dalle risposte si possono trarre diverse indicazioni sul futuro della finanza sostenibile.

L'adozione dei criteri ESG è spinta dalla necessità di rispettare gli obblighi fiduciari e le normative imposte dagli organi di vigilanza, ma anche in modo più pragmatico dalla gestione dei rischi ESG in portafoglio.

"Il fatto che gli obblighi fiduciari siano stati ampiamente citati rappresenta uno sviluppo significativo, poiché molti investitori in precedenza hanno faticato a determinare se l'adozione dei criteri ESG fosse contraria o meno ai loro obiettivi fiduciari", ha affermato Rakhi Kumar, Head of ESG Investments and Asset Stewardship di State Street Consulenti globali. "Insieme alla regolamentazione, questo è oggi uno dei principali fattori chiave per l'implementazione dei fattori ESG".

Esistono importanti differenze regionali per quanto riguarda i principali driver dell'adozione dei criteri ESG. Ad esempio, gli obblighi fiduciari sono più sentiti in Nord America che nell'area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa), dove invece i cambiamenti normativi sono stati indicati come il principale fattore a favore dell'adozione.

"I risultati della ricerca confermano ciò che i nostri clienti ci comunicano", ha affermato Carlo Funk, EMEA Head of ESG Investment Strategy: "Il contesto normativo sta chiaramente spingendo gli investitori istituzionali verso un cambiamento radicale nelle pratiche ESG... la maggior parte dei nostri clienti ha esplorato diverse soluzioni per i profili di carbonio e i rischi associati ai cambiamenti climatici presenti nei loro portafogli".


Fattori che ostacolano la finanza sostenibile

Ovviamente non è certo tutto rose e fiori, ma ci sono anche importanti ostacoli all'adozione dei criteri ESG e alla finanza sostenibile in genere:
  • la mancanza di dati affidabili e coerenti sui criteri ESG
  • costi di integrazione interna e adeguamento infrastrutturale
  • necessità di creazione di conoscenza e mancanza di talenti ESG disponibili per gestire l'integrazione
Il risultato è un quadro più diversificato, con l'inaffidabilità e l'incoerenza dei dati in area ESG che viene citata dal 44% degli intervistati come il principale deterrente.

Si segnala infine che, con riferimento all'ultimo fattore della lista, il 95% degli intervistati ha ribadito l'intenzione di assumere un maggior numero di specialisti ESG nel prossimo triennio, data la crescente importanza dei criteri ESG come componente rilevante nel all'interno di un portafoglio di investimenti
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