24 gennaio 2023

Come Pagare le Tasse Arretrate e le Sanzioni

I principali strumenti a disposizione del contribuente per la regolarizzazione delle tasse non pagate sono il ravvedimento operoso, l'autotutela, l'acquiescenza, l'adesione, la mediazione tributaria, la definizione agevolata sanzioni e la conciliazione. La scelta migliore dipende dalla situazione del singolo contribuente e dal calcolo delle sanzioni per tasse non pagate, diverse per ogni metodo di regolarizzazione delle tasse arretrate.

Infatti ci si può chiedere come pagare le tasse arretrate in modo semplice e veloce, ma ogni situazione va analizzata nel dettaglio e comunque il pagamento delle tasse in ritardo costringe il contribuente a informarsi su norme fiscali complesse.

In questa guida indichiamo i passi da seguire per pagare le tasse arretrate in modo efficiente e come evitare sanzioni e interessi più elevati con alcune agevolazioni fiscali per il pagamento delle tasse arretrate a disposizione del contribuente per regolarizzare la propria posizione evitando contenziosi fiscali più pesanti.


Quando si può applicare il ravvedimento operoso

Il ravvedimento operoso conviene quando il Fisco ha accertato un'inadempienza difficilmente contestabile, ad esempio la deduzione di una spesa non documentata o non attinente.

Quanto si risparmia con il ravvedimento operoso? In simili casi si può presentare una dichiarazione integrativa e pagare l'imposta dovuta più la sanzione ridotta di 1/5 del minimo, ancora prima che venga emesso l'avviso di accertamento o l'avviso bonario.

Il ravvedimento operoso non conviene se l'omesso versamento comporta una maggiore tassa non superiore al 3% rispetto a quanto dichiarato, nel limite di 30.000 euro.

Qui la guida completa al ravvedimento operoso: è lo strumento in genere più accessibile ed è diverso in base alle tempistiche.

Acquiescenza tasse e imposte: vantaggi e svantaggi

Il contribuente può ricorrere all'acquiescenza dell'atto impositivo qualora non siano presenti evidenti possibilità di difesa e, in particolar modo, in caso di lievi infedeltà e/o violazioni della stessa tipologia commesse nei 3 anni precedenti.

In altre parole, quando si fa acquiescenza si ammette l'errore e si chiede di pagare le tasse arretrate senza andare avanti col procedimento, in cambio di alcune agevolazioni fiscali per il pagamento delle tasse arretrate, in particolare sanzioni ridotte.

L'acquiescenza conviene in quanto consente di pagare le sanzioni per le tasse non pagate a rate e mediante compensazione, sanzioni ridotte alla miusra di un terzo. Inoltre consente di evitare l'aumento automatico delle sanzioni fino al 50% se sorgono aggravanti.

È meglio evitare l'acquiescenza per tasse non pagate quando il contribuente ha dei buoni motivi e giustificazioni comprovate per contestare, parzialmente o in toto, la richiesta del fisco. Con questo strumento non si possono né impugnare l'atto impositivo di fronte alla Commissione Tributaria né invocare l'accertamento con adesione.

Inoltre, non conviene fare acquiescenza se le sanzioni sono applicate in misura superiore al minimo, in quanto la riduzione di 1/3 si calcola sulle sanzioni.

Definizione agevolata delle sanzioni

Il contribuente può definire a quanto ammontano le sanzioni che deve versare al fisco beneficiando della riduzione a un 1/3 delle sanzioni indicate (comunque non meno del minimo previsto per il tipo di violazione) qualora le stesse siano state determinate nella misura minima e gli importi non siano elevati.

NB - Non si deve confondere la definizione agevolata delle sanzioni con la definizione agevolata delle cartelle esattoriali (rottamazione)

Con la definizione agevolata delle sanzioni si può pagare a rate le sanzioni. Se l'esito del giudizio è incerto e l'Ufficio ha applicato correttamente la pena, l'istituto in oggetto conviene.

Non conviene ricorrere alla definizione agevolata delle sanzioni se le circostanze indichino che il giudice tributario potrebbe ridurre le stesse: questo può avvenire in seguito ad un'apposita richiesta di ricorso come per esempio in caso di sanzione sproporzionata rispetto alla violazione commessa.

Inoltre bisogna ricordarsi che in caso di esito favorevole del giudizio sull'imposta accertata, non viene rimborsato quanto versato.

Mediazione tributaria: quando conviene o non conviene

È opportuno ricorrere alla mediazione tributaria o aderirvi se richiesta dall'ufficio fiscale se, facendo ricorso, alla luce delle violazioni accertate e delle motivazioni esibite nell'atto impositivo difficilmente si potrebbe vincere.

Come funziona la mediazione tributaria? La mediazione tributaria è un obbligo per chi vuole contestare un accertamento fiscale dell'Agenzia delle Entrate o degli enti locali per importi uguali o inferiori a 50 mila euro in controversie relative a avvisi di accertamento, sanzioni, iscrizioni a ruolo, diniego o revoca di agevolazioni, rifiuto alla restituzione di tributi, cartelle di pagamento e iscrizioni di ipoteche su immobili.

L'accordo di mediazione tributaria può comportare il pagamento entro 20 giorni e una riduzione delle sanzioni del 35%. In caso di mancato accordo, l'ente può formulare una propria proposta che il contribuente può accettare o rifiutare e in tal caso il procedimento andrà avanti, le sanzioni saranno piene e si applicheranno gli interessi di mora.

In caso di esito positivo della mediazione tributaria, si procede con il pagamento entro 20 giorni per gli atti impositivi o di riscossione, indicando le cifre dovute, i termini e le modalità di pagamento per la restituzione di somme, le sanzioni amministrative sono ridotte al 35% del minimo previsto dalla legge, i pagamenti sono sospesi fino a 90 giorni.

Dunque ci sono vari vantaggi della mediazione tributaria per il contribuente, soprattutto la possibilità di risolvere questioni senza affrontare una causa costosa e incerta, ma anche che in caso di accoglimento parziale del reclamo si può ottenere una riduzione delle sanzioni del 30% e per i contributi previdenziali e assistenziali non si applicano sanzioni e interessi. Inoltre il contribuente può pagare gli importi dovuti anche a rate.

Si consiglia di non accettare la mediazione tributaria se ci sono buone possibilità di far annullare dal giudice tributario l'atto impositivo, a fronte di prove certe con le quali si può dimostrare che non c'è stata violazione e/o consolidato orientamento giurisprudenziale di legittimità e di merito il quale, in questi casi, si è espresso sulla illegittimità dell'accertamento.

Inoltre la mediazione non conviene qualora vi siano state violazioni della stessa tipologia in più anni fiscali.

Istanza di autotutela: vantaggi e svantaggi

Per capire bene cosa è l'istanza di autotutela bisogna prima aver chiaro che l'autotutela dell'Agenzia delle Entrate è un'ammissione di errore, dunque fare istanza di autotutela all'Agenzia delle Entrate vuol dire chiedere all'ufficio del fisco di controllare gli atti che sono stati inviati perché si ritiene ci siano degli errori nel calcolo delle tasse arretrate e delle sanzioni.

Si può chiedere istanza di autotutela all'Agenzia delle Entrate prima di andare davanti al giudice tributario e l'Agenzia può revocare l'atto, sospenderlo o rigettare l'istanza. Importante sottolineare che l'istanza di autotutela non sospende i termini per la presentazione del ricorso, dunque in caso di rigetto dell'istanza potrebbe anche essere impossibile fare ricorso.

I più comuni errori dell'Agenzia delle Entrate per i quali fare istanza di autotutela riguardano i calcoli delle tasse da pagare, errori sulla persona, errori sul presupposto d'imposta, errori sulla doppia imposizione e la facoltà di applicare deduzioni e detrazioni.

Conviene fare istanza di autotutela quando ci sono evidenti errori di calcolo o altre inesattezze semplicemente riconoscibili dallo stesso ufficio dell'Agenzia delle Entrate: in questo caso il contribuente ha forti possibilità di ottenere un annullamento parziale o totale dell'atto impositivo senza dover versare le spese relative al contenzioso tributario.

Se l'atto viene parzialmente annullato si può sempre ottenere una riduzione delle sanzioni nella misura di 1/3.

Il contribuente non dovrebbe ricorrere all'istanza di autotutela quando non sono presenti evidenti errori di calcolo dell'Agenzia delle Entrate: come detto sopra l'istanza di autotutela non consente di sospendere il termine per il ricorso e anche per la riscossione, di conseguenza l'atto impositivo diventa definitivo.

Istanza di accertamento con adesione

Il contribuente può usare l'accertamento con adesione per chiedere il ricalcolo delle tasse da pagare. Se viene raggiunto l'accordo si può beneficiare del ricalcolo delle maggiori imposte e sanzioni con riduzione di queste ultime nella misura pari ad 1/3 del minimo.

Anche in questo caso il contribuente può pagare il dovuto a rate e tramite compensazione, inoltre si evitano aumenti delle sanzioni in caso di aggravanti.

Non conviene chiedere l'accertamento con adesione quando non si hanno valide giustificazioni per il ricalcolo delle imposte e relative sanzioni dovute, o qualora si voglia beneficiare solo della sospensione pari a 90 giorni per il termine del ricorso al fine di non incorrere, in caso di impugnazione, nella dichiarazione di inammissibilità.

Leggi anche: Come Funziona l'Esdebitamento (Fallimento del Consumatore)

Conciliazione giudiziale tributaria

La conciliazione giudiziale tributaria si può non accettare se ci sono incertezze riguardo l'esito del processo tributario o in caso di soccombenza parziale.

Infatti se si raggiunge un accordo col fisco si ottiene il ricalcolo di tasse e sanzioni: quest'ultime verrebbero ridotte nella misura del 40% del minimo (conciliazione raggiunta entro il giudizio di primo grado) o del 50% del minimo (conciliazione giudiziale entro il giudizio di secondo grado).

Non è conveniente aderire alla conciliazione giudiziale se non c'è un beneficio economico, anche in seguito degli effetti che si otterrebbero sui contributi previdenziali, e se sono presenti ragioni fondate per procedere con il contenzioso tributario.

In tal caso, infatti, in assenza di condizioni favorevoli e convenienti per il contribuente non si tratterebbe di una semplice prosecuzione del processo tributario, perciò il giudice non potrà addebitare le spese del giudizio alla parte che ha rifiutato.
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