23 maggio 2022

Fondo Pensione: Cosa è, Quanto Costa e Convenienza per Previdenza Complementare

Conviene investire nella previdenza complementare? Tra le varie tipologie di pensioni integrative ci sono i fondi pensione, la soluzione che gli analisti consigliano più comunemente ai lavoratori: tra precariato e disoccupazione i giovani, ma anche i meno giovani, versano sempre meno contributi all'INPS, tra la crisi e le tasse anche gli autonomi versano poco alla gestione separata, il rischio di avere una pensione di basso importo è concreto per molti.

In questa guida, integrata con vari approfondimenti specifici, diamo le principali indicazioni sui fondi pensione per la previdenza complementare, come aderire, che tasse si pagano per un fondo pensione.

Quanto scritto in questa guida vale anche per PIP - Piani Individuali Pensionistici, altri strumenti per la previdenza complementare: ma occorre tenere presente anche le differenze coi fondi pensione, riportate nel dettaglio nella guida Fondo Pensione o Piano Individuale Pensionistico per la Pensione Integrativa?

Cosa è la previdenza complementare per la pensione integrativa

Per previdenza complementare s'intende l'adesione a fondi pensione o a polizze miste (assicurazione vita e pensione integrativa) per avere una rendita previdenziale oltre alla pensione INPS obbligatoria; "integrativa/o" e "complementare" sono sinonimi, quindi pensione complementare o pensione integrativa, previdenza complementare o integrativa ecc... indicano la stessa cosa. La legge di riferimento è il decreto legislativo n° 252 del 5-12-2005.

Gli analisti consigliano di aderire ad un fondo pensione integrativo: possono accedere alla previdenza complementare e quindi ad un fondo pensione integrativo sia i lavoratori dipendenti che i lavoratori autonomi (commercianti, professionisti ecc...) ; ora per i lavoratori dipendenti c'è solo il contratto di lavoro a tutele crescenti, comunque anche i "precari" e chi ha ancora vecchi contratti a progetto o simili può aderire alla pensione complementare.


Per aderire a un fondo complementare per pensione integrativa si versano contributi allo stesso, oltre a quelli che già si versano all'INPS per la pensione normale: lo si fa con dei contributi volontari - si possono versare anche contributi volontari all'INPS per una pensione più elevata, ma la pensione integrativa è indipendente da essi - oppure con la quota mensile del TFR.

Il fondo è un agente nei mercati finanziari, dunque investe le somme che riceve per ottenere dei profitti e cumulare la liquidità necessaria per pagare le pensioni quando sarà il momento: ecco perché è importante fare valutazioni attente, individuare i migliori fondi pensione e poi scegliere quello più adatto alle proprie esigenze, eventualmente scegliendo un fondo pensione di categoria.

NB: il riscatto della laurea per andare in pensione prima non rientra nella previdenza complementare, ma siccome riduce l'assegno può essere utile che venga affiancato da qualche forma di pensione integrativa.

Scegliere il fondo pensione integrativo

Decidere di aderire ad un fondo per la pensione complementare vuol dire impegnare parecchi soldi, nel lungo periodo la somma totale risulta parecchio elevata e occorre fare molta attenzione. Sappiate comunque che dopo due anni di adesione ad un fondo integrativo si può trasferire la posizione maturata presso un'altra forma pensionistica complementare.

Fate molta attenzione perché si può ritirare quanto versato in un fondo solo in casi particolari, ci possono volere anche alcuni anni e non sempre al 100% (acquisto della casa, perdita del posto di lavoro, grave malattia).

In Italia l'ente che vigila sulla previdenza complementare è il Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) che offre sul suo sito l'elenco dei fondi pensione italiani: guardate prima ai rendimenti, poi ai costi di gestione, a parità di potenziale guadagno e di risparmio valutate quelli con le commissioni minori e le rendite più elevate.

Quanto versare per la pensione integrativa?

I versamenti ai fondi pensionistici complementari sono liberi sia come importo che come tempistiche: si può versare quanto si vuole ogni mese oppure ogni tre, ogni sei, una volta l'anno, variando anche l'importo.

pensione integrativa: conviene aderire ad un fondo per la previdenza complementare? Ovviamente però non è che si va "a piacere", investire nei fondi pensione per la previdenza complementare deve essere fatto con il massimo dell'informazione possibile: assicurarsi una rendita complementare da affiancare alla pensione non avrebbe molto senso se durante gli anni, anzi i decenni, di carriera lavorativa durante i quali sono stati fatti i versamenti si è speso troppo e male, senza neanche sfruttare i vantaggi fiscali che si possono avere.

Trovate indicazioni ed esempi concreti, basati sui numeri attuali e le proiezioni più aggiornate, nelle due guide
  1. Investire per la Pensione Integrativa: Fondo Linea Garantita o Azionaria Bilanciata, Quali Rischi e Vantaggi?
  2. Deduzione Fondo Pensione: Vantaggi Crescenti nel Tempo

Fondi pensione: tasse e deduzioni fiscali

Ovviamente per valutare la convenienza di aderire ad un fondo per la previdenza complementare occorre esaminare con attenzione l'aspetto fiscale. Purtroppo bisogna dire subito che il governo Renzi ha aumentato dall'11.50% al 20% la tassazione sui fondi pensione: una chiara mossa per "favorire" l'opzione del TFR in busta paga (opzione valida nel triennio 2015/18) invece che in un fondo o in azienda, compensata però dall'applicazione di un credito d'imposta del 9% se il fondo investe in attività finanziarie indicate dal Ministero dell'Economia e della Finanza.

Per tutti i dettagli su questo aspetto accedete alla guida Tasse Fondi Pensione e Casse Previdenziali dei Professionisti. Per quanto versato ad un fondo per la previdenza complementare ci sono deduzioni fiscali per un importo massimo di 5164,57 euro all'anno.

Destinare il TFR ad un fondo per pensione integrativa

I lavoratori dipendenti, oltre a versare contributi aggiuntivi, possono decidere di versare il TFR al fondo pensione, indicando entro sei mesi dall'assunzione al datore di lavoro di conferire l’intero importo del TFR a una forma di previdenza complementare scelta autonomamente. Se invece non vengono date esplicite indicazioni sul sì o il no, il datore provvederà al versamento del TFR ad un fondo pensione secondo le indicazioni degli accordi sindacali.

Lasciare il TFR in azienda oppure investirlo per le previdenza integrativa sono le scelte da valutare con attenzione, come spiegato dettagliatamente nell'analisi TFR al Fondo Pensione e Contributo Aziendale per una Previdenza Complementare.

In definitiva la scelta della previdenza complementare è in via generale sempre più consigliata e i fondi pensione sono la prima opportunità da valutare. Ovviamente sempre cercando il massimo dell'informazione e valutando con molta attenzione la propria situazione e le prospettive future.
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